Il reale significato del Namaste
Che cosa significa nel profondo il Namaste?
In India e in molte regioni dell’Asia, si utilizza la parola “Namasté” come forma di saluto e di arrivederci, ma anche per ringraziare, per chiedere qualcosa, come segno di rispetto, in genere accompagnandola con il gesto (o “mudra”) che consiste nell’avvicinare i palmi delle mani in segno di preghiera, collocandole al centro del petto o della fronte.
Letteralmente ritroviamo:
inchinarsi (nama) io (as); a te (te)
quindi IO MI INCHINO A TE.
Quando pronunciamo questa parola, accompagnandola con il mudra, in segno di preghiera e con la testa inclinata, quindi, stiamo silenziosamente riconoscendo la presenza divina in noi e nell’altro.
Praticare il saluto spirituale o Namaste aiuta perdonare.
Che tipo di energia stiamo creando?
Se lo esprimiamo con altre parole, suonerebbe come: “La scintilla divina che è in me riconosce la scintilla divina che è in te”.
Se lo esprimiamo con altre parole, suonerebbe come: “La scintilla divina che è in me riconosce la scintilla divina che è in te”.
L’invocazione fa scendere l’Aiuto Divino e la Protezione Divina.
Non si sta semplicemente salutando l’insegnante fisico o un altro studente ma si sta salutando l’ “Essenza Spirituale” che è dentro l’insegnante fisico o lo studente.
Prima e al termine della pratica meditativa è bene concentrarsi sul chakra Corona, Ajna e Cuore e dire:Namaste! Saluto il Maestro Spirituale che è dentro al Maestro fisico, tutti i grandi Esseri, tutti gli Aiutanti Spirituali e gli Esseri di luce…
Grazie per le vostre grandi benedizioni, per il vostro amore e misericordia divina, per l’abbondanza e la prosperità, per l’aiuto e la protezione divina, Grazie e in piena fede!
Perché si usa nella pratica spirituale?
Il ruolo del Sat Guru (o insegnante spirituale permanente) è molto importante.
Il Sat Guru non solo impartisce gli insegnamenti ma anche le benedizioni, persino all’anima Superiore. Il Sat Guru fornisce energia spirituale all’anima superiore e all’anima incarnata.
Per questo motivo bisogna essere super ricettivi e conduttivi sempre, anche se nel pranic healing si conoscono già molto bene le tecniche.
Senza le benedizioni del Guru è molto difficile evolvere spiritualmente, dato che l’anima superiore sta ancora evolvendo e non è matura a sufficienza per poter superare i problemi nello sviluppo spirituale.
Un altro modo per dire Namaste al Guru è toccare i suoi piedi.
Il discepolo dovrebbe comunque evitare di toccare i piedi del Sat Guru senza che gli sia dato il permesso. Questo per evitare che trasferisca la sua energia “grossolana” al Sat Guru mentre pratica il Namaste!
In India è una pratica comune per un discepolo lavare i piedi del Guru, come parte del Guru Pooja. Uno dei motivi per cui questo viene fatto è che i piedi sono polverosi.
Ma un’altra ragione è che l’energia spirituale superiore passa dai piedi del Guru; l’energia divina entra dal chakra della corona del Guru ed esce dai piedi.
L’energia del chakra corona è più sottile mentre l’energia dei piedi è quella più grossolana. L’acqua o il latte usati sono impregnati dell’energia divina e della Shakti del guru – diventano altamente energizzati.
E’ per questo che l’acqua non viene poi buttata via ma successivamente spruzzata sulla testa.
Shiransanjali
Nel sud dell’India, è comune per un devoto che prega la divinità, sollevare le mani sopra la testa. Questa pratica viene chiamata Shirasanjali; shiras significa “testa” e anjali significa namaste.
Si dice che Lord Shiva risiede a circa 30 cm sopra la testa.
Questo in effetti è un riferimento al dodicesimo chakra, che si trova a circa 30 cm sopra la testa.
Si dice anche, che la Shakti risieda nella ghiandola pineale.
Un aneddoto interessante...
Natura Buddha e “the pile of shit”
C’era una volta un maestro Dharma conosciuto come Maestro Fo Yin che viveva in Cina. Dharma significa “verità” o “insegnamento”.
Il Maestro Dharma aveva un amico di nome Su Dong Po (d.C. 1037-1101), che era un poeta famigerato noto per essere maleducato e irritante.
Un giorno il poeta si sedette e provò ad atteggiarsi come il Buddha, poi chiese al Maestro Dharma: “Chi sembro?” “ Sembri il Buddha! rispose il Maestro Fo Yin.
Il poeta allora disse: “Sai cosa sembri tu?”, sembri “ a pile of shit!”.
Prima che gli americani coniassero la parola “shit”, i Cinesi la usavano già da migliaia di anni. Il Maestro Dharma non fu affatto disturbato, infatti continuava a sorridere. Innervosito da ciò, il poeta gli chiese: “Perché non sei arrabbiato?” il monaco rispose:
“Colui che ha sperimentato la propria natura Buddha, vede la Natura Buddha in tutti.
Colui che è pieno di escrementi (full of shit) vede tutti pieni di escrementi”.
Questa è una breve ma efficace storia che ci fa riflettere sull’importanza di praticare giornalmente per raggiungere una sostanziale purificazione del nostro campo energetico per non cadere nel vortice quotidiano di pensieri ed emozioni spesso alteranti.